All you need is…? un piatto di pasta al rientro dai miei viaggi
Il made in Italy all’estero si porta con la genuinità degli ingredienti, con la sincerità dei nostri racconti…
Riccardo Felicetti, AD di Pastificio Felicetti: pasta & vino?
Ormai si sa: ci piace fare parlare di vino soprattutto chi del vino non ne fa il proprio core business, ma lo ama, o impara o conoscerlo, oppure soltanto ci si ispira per creare altro.
Magari una pasta!
Adoriamo l’idea di mettere insieme cibo e vino in modi assolutamente inediti, mischiando chef a ingredienti, personaggi celebri a prodotti. Come in cucina, del resto, dove singoli elementi si trasformano magicamente in un tutt’uno pieno di senso e di buono. Come su una tavola, dove quel senso e quel buono si completano al palato con il vino giusto, che sostiene o smorza, che accentua o attenua.
Che succede quando una pasta incontra un vino?
allyouneediswine: Cosa significa “fare pasta” oggi? In italia e nel mondo? E come si porta il “made in italy” all’estero?
Riccardo Felicetti: Fare pasta oggi, come è sempre stato, significa tradurre un prodotto agricolo in un prodotto alimentare. Il privilegio di produrre pasta in Italia è quello di poter aggiungere alla bontà dei migliori grani anche secoli di grande competenza tecnica e di arte pastaia. Il made in Italy all’estero si porta con la genuinità degli ingredienti, con la sincerità dei nostri racconti, con la collaborazione di tutti i soggetti interessati a promuovere l’agroalimentare italiano.
a.: La firma della vostra pasta; il segno che vi contraddistingue…
R.F.: L’azzurro dell’acqua delle dolomiti.
a.: Siete trentini, vivete e fate crescere le idee in posti che il mondo ci invidia: quanto una buona pasta risente di un’ottima aria?
R.F.: Quanto un lenzuolo steso a asciugare.
a.: allyouneediswine, gira attorno al vino: con le vostre paste, quali vini vedreste meglio abbinati?
R.F.: Dipende dalla specie monovarietale e dal formato. Per esempio un fusillo di farro, abbinato a un buon ragù di carne, sarebbe abbinabile a un buon Chianti Classico, mentre abbinerei uno spaghetto Cappelli con burro e Alici a un Trento Doc.
a.: Qual è il suo personale rapporto col vino?
R.F.: Mi piace molto il vino e mi piacciono le persone del vino. Quelle che lo raccontano coinvolgendo e non escludendo chi, come me, è un novizio.
a.: E qual è il vino che non può mai mancare a casa sua?
R.F.: Una bottiglia di sauvignon sudtirolese.
a.: Su che base decide i vini per le sue ricorrenze da condividere con chi ama?
R.F.: Sulla base del menù e delle preferenze delle mie persone che condividono con me le ricorrenze.
a.: Il vino che non ha ancora bevuto personalmente e che non vede l’ora di assaggiare?
R.F.: Barbaresco Gaja.
a.: Abbinamenti perfetti di tre delle sue paste con i vini.
R.F.: Agli Spaghetti alla Carbonara abbinerei “la Bambina” della mia amica Marilena Barbera; agli spaghetti burro e alici abbinerei un Vermentino di Gallura mentre alle classiche tagliatelle al ragù bolognese abbinerei un sangiovese.
a.: Avete mai pensato a una pasta “al vino” come ingrediente nell’impasto?
R.F.: Lo abbiamo fatto, negli anni ’80, con del teroldego rotaliano. Probabilmente troppo presto per essere “interessanti” per il mercato. Ora stiamo ragionando su altri concetti e credo che un test prossimamente potrà essere sviluppato.
Cosa mi piace da impazzire della “pasta Felicetti“? Ma il packaging, ovviamente! Pura deformazione professionale, certo, ma quella quantità di bianco così proporzionata, quel candore, quel senso di pulizia e di ordine, a una che ha sempre la testa piena come me “rimette a posto il cervello”! Adoro le patch di colore discrete per definire il tipo di pasta e l’indicazione iconografica sul dorso della confezione. Amo i linguaggi muti trasversali a tutte le lingue del mondo. Mi rimanda al nitore di alcuni campionari di carta di lusso, che tieni rigorosamente ordinati sullo scaffale a fianco per guardarli (e consultarli) ogni tanto e farti ispirare…
Susanna Bonati